Il mondo enogastronomico è, ormai, definito dai termini food and beverage. Perché connotare questo ambito attraverso parole internazionali? Da qualche anno il tema della correlazione tra cibo come arte, ha trovato spazio anche nell’accezione di food design, intesa come la disciplina di rendere il piatto stesso un oggetto d’arte. Come mai si sta verificando questa spinta alla collaborazione tra arte e brand? 

È semplicemente lo step successivo della storia d’amore tra aziende legate al circuito della ristorazione e gli artisti. Non è cosa nuova, non è l’ultima moda, è una vera e propria necessità derivata dal principio su cui si fondano le capsule collection (conosci la storia della Capsule collection di Supreme?), ad esempio: l’unicità e l’irriproducibilità dell’oggetto quando questo è caratterizzato da un intervento artistico.

Una tazzina non è più soltanto una tazzina, se la sua ceramica è un dipinto

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Un caffè, non sarà più solo un caffè. Non a caso, nel food si parla spesso di esperienza, intesa come coinvolgimento di più fattori, di più organi, di più sensi. 

Per un marchio che produce oggetti o prodotti in questo ambito, diventa, quindi, un dato estremamente rilevante quello del dover soddisfare non più solo un’esigenza pratica o gustativa.

Arte e brand, fusi insieme, riescono ad aprire porte totalmente diverse, pensate proprio per conquistare attenzione o fiducia di una fetta diversa di target.Come abbiamo detto riguardo al public speaking, non possiamo pensare di parlare a tutti, o di gestire una comunicazione generica. Perché?!

Perché mancherebbe di appeal, di forza, e il contenuto andrebbe perso nella memoria in un attimo! 

Cosa fa invece l'arte su un prodotto?

  • Ne accentua l'unicità;
  • ne sottolinea il carattere;
  • lo lega a valori ben definiti;
  • innesca emozioni chiare;
  • lo rende riconoscibile.


L'arte rende il marchio iconico

Questa fratellanza tra arte e brand crea un vantaggio a doppio senso:

il marchio diventa iconico, l'artista trae  una visibilità differente (non più di nicchia probabilmente).

Insomma, si consolida un modo totalmente diverso di comunicare arte al pubblico, che in linea di massima, pare accogliere sempre con stupore, ammirazione e positività questo mix di collaborazione tra artisti e marchi.

Depero e Campari

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Se pensi che sia qualcosa di assolutamente nuovo ti sbagli, la prima collaborazione tra beverage and art che vi raccontiamo, infatti, è datata. Siamo le 1924, anno che sancisce un legame tra Depero e Campari.

Nel 1926, Depero partecipa alla XV Biennale d’Arte di Venezia e presenta un dipinto a olio dedicato al Commendator Campari dal titolo “Squisito al selz”. Depero lo definirà sempre «Quadro pubblicitario – Non cartello».

La composizione è, per la prima volta, svolta in orizzontale, rispetto, appunto, al cartello pubblicitario, ma mantiene in sè lo scopo utilitaristico, ha una committenza e una destinazione d’uso.


Manifesti e, addirittura, la bottiglietta stessa del Campari, sono da considerarsi a tutti gli effetti, opere d’arte di Depero. Tutta l’opera di Depero per Campari è oggi custodita nella Galleria Campari, questo a simboleggiare, quanto l’arte sia ed è parte del marchio stesso.

Campari non sarebbe Campari se non lo sapessimo riconoscere in un lampo proprio grazie alle sue forme, ai colori dei quei “quadri pubblicitari”.


Pierpaolo Gaballo e Frantoio Muraglia

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Tra le collaborazioni arte e brand più famose non possiamo che citare Pierpaolo Gaballo e Frantoio Muraglia. 

Muraglia è un visionario, da sempre. La comunicazione è per questo frantoio, rinomato nel mondo, una delle componenti del prodotto. Nella comunicazione di Muraglia, il concetto del legame con la terra pugliese, culla del loro pregiato olio, è fondamentale. Famoso un loro video promozionale in cui appaiono uliveti, raccolta manuale, tipiche reti e la voce narrante recita “Io sono Capatosta, mio nonno era Capatosta”. Cosa, di più tipico, c’è in Puglia per contenere l’olio, se non l’orcio?

Pierpaolo Gaballo crea per Muraglia una capsule collection di Orci onirici, riprendendo temi della narrazione pugliese in fatto di cibo, come il gallo, simbolo classico dei piatti che accolgono le orecchiette.

SONO ARTE CHE SI VERSA, il claim di questo olio di design nato da una collaborazione, che ci tengono a specificare, è “rigorosamente Made in Puglia”.

illy Art Collection

In questo caso, alla lettera i, l’immagine di una tazzina si è materializzata negli occhi di noi tutti. illy ha avuto la capacità, da azienda leader nel settore della caffetteria, di vedere oltre molto presto. Non solo fornire tutto il necessario al bar, dal caffè, alle macchine, fino a tazzine e cucchiaini (anche loro, spesso, di design), ma immaginare l’esperienza della pausa caffè come un momento che andasse oltre il caffè stesso.

Nasce così questa collezione, ogni anno, dal 1992 circa, un artista differente o gruppi di artisti, a volte anche musicisti, intervengono sull’accoppiata tipica tazzina/piattino.


L’ultima collezione si riferisce alla Biennale Arte 2022, di cui vi abbiamo parlato di recente, e prevede dei pack da sei o da due tazzine in un cofanetto rigido dal titolo “THE MILK OF DREAM”, appunto “IL LATTE DEI SOGNI”.



Arte e intenzione anche a tavola...

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Quale prodotto di food and beverage ricordi aver colpito il tuo immaginario artistico? Da artista, per quale azienda di questo settore ti piacerebbe produrre opere d’arte?

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“In cucina funziona come nelle più belle opere d’arte: non si sa niente di un piatto fintanto che si ignora l’intenzione che l’ha fatto nascere.”

(Daniel Pennac)