Negli anni l'idea di “riciclo” legata al settore della moda ha conosciuto una fortuna altalenante. La pratica del “rimettere in uso qualcosa di vecchio, riutilizzare, riproporre” è passata dallo stigma modaiolo del “è dell'anno scorso” al brivido modaiolo del total look vintage raggiungendo, oggi, un successo senza precedenti con il cosiddetto “upcycling”. Questo termine, che letteralmente si riferisce al processo di riciclo creativo capace di far acquisire al nuovo oggetto un valore maggiore dell'originale, è ormai un autentico must per molti brand del lusso e per altrettanti esordienti. 

Moda sostenibile e upcycling: prodotti cuciti…ad arte!

Oggi l'attenzione a questo “riciclo di lusso” caratterizza il mondo della moda che guarda al processo di upcycling sostanzialmente da due punti di vista. Da un lato quello creativo, commerciale e comunicativo e dall'altro più strettamente artistico.

Moda sostenibile: cos'è l'upcycling?

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In italiano, i termini inglesi recycling e upcycling sono considerati sinonimi, ma in realtà hanno significati diversi. 

Il recycling riguarda le diverse modalità per smaltirli o ancora i vari stadi per portarli nuovamente alle prime tappe della produzione, per dare vita ad altri abiti da zero. In sostanza, tutti quei processi di riciclo vero e proprio dei materiali (tessili e non solo) che compongono i capi d'abbigliamento. Tutte fasi in cui è necessario il coinvolgimento di aziende che operano nel campo della ricerca tecnologica e nell’innovazione.

L'upcycling parte invece da una base diversa: prendere gli indumenti usati e creare nuovi capi o accessori senza distruggerli. È l’arte applicata nel processo, in particolare modo la creatività messa a disposizione a farli «salire» (up) di livello e a rappresentare qualcosa di unico e originale nel guardaroba di ognuno. Entrambi i processi limitano l’impatto sull’ambiente e sul pianeta in maniera considerevole e permettono all’arte, in particolare nel caso dell’upcycling, di dare nuova vita a un capo o prolungare quella già esistente.  

La moda sostenibile e l'upcycling navigano spesso fianco a fianco nelle stesse acque, pensando e creando, dei capi unici e di qualità con un occhio anche alla sostenibilità.

Alcuni esempi concreti di questo procedimento saranno utili per comprendere meglio.

La capsule collection Upcycled by Miu Miu

Nell’ottobre del 2020 il brand Miu Miu ha lanciato sulle passerelle virtuali del Green Carpet Fashion Awards la capsule collection Upcycled composta complessivamente da 80 pezzi. Capi unici costruiti artigianalmente nei laboratori della maison a partire da pezzi d’abbigliamento selezionati in negozi vintage di tutto il mondo risalenti al periodo compreso tra gli anni 30 e gli anni 80.

Il progetto Recicla di Maison Margiela

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Il progetto Recicla ideato da John Galliano che ha previsto dei pezzi realizzati a partire articoli vintage selezionati direttamente dal direttore creativo del brand. Cappotti tagliati per diventare colli e abiti ottenuti dall’assemblamento di capi d’abbigliamento diversi. Non sono mancati accessori come le borse in vimini vintage (datate tra gli anni 30 e gli anni 70) o altre bag riproposte dopo una trasformazione all’insegna del recupero di pelli pregiate.

Stilisti esordienti e upcycling

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Nemmeno gli stilisti esordienti sono estranei al fascino dell’upcycling. La francese Marine Serre, cresciuta creativamente tra Alexander McQueen, Maison Margiela e Dior, si è impegnata nel sovra-riciclo fin dal suo debutto in passerella nel 2018. Nella collezione Primavera/Estate 2021 ha inserito il 45% di pezzi rigenerati e riciclati e ha inaugurato un canale YouTube nel quale mostra al pubblico del web come utilizza, concretamente, diversi oggetti pre-esistenti (come tappeti, tovaglie, lenzuola, asciugamani) per dar vita alle sue nuove creazioni. Sulla stessa linea la filosofia creativa anche i brand Yekaterina Ivankova e 1/off Paris (remade) che re-cuperano abiti vintage, stock di magazzino e scarti di produzione perlopiù provenienti da brand iconici come YSL, Chanel, Burberry, Ralph Lauren) riutilizzandoli per dar vita a capi capaci, nella loro visione, di connettere passato e futuro.

Camera60studio

Camera60studio è l'account Instagram dove Chiara Rivituso e Matteo Bastiani condividono le borse da loro realizzate, a partire da vecchie buste o confezioni. Trasformano gli scarti, in particolare imballaggi e vecchie confezioni, in autentici oggetti del desiderio realizzati artigianalmente. Buste di Amazon, incarti del McDonald's e di altri marchi riconoscibili come per magia diventano delle celebri it-bag, dalla Baguette di Fendi alla Saddle bag di Dior.

DARE ROMA | Upcycling Fashion

DARE, nasce a Roma, con l'idea di creare qualcosa di unico e sostenibile, utilizzando materiale tessile 100% recuperato. Un altro esempio di brand di moda sostenibile che diventa portatore sano di arte e riciclo.

Garbage Core

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Garbage Core, con sede a Milano e ideato da Giuditta Tanzi, propone capi e accessori unici e handmade realizzati interamente con abiti upcycled.

Il progetto sviluppa la ricerca di materiali per abiti dismessi nei mercatini di strada, negozi di seconda mano e anche nei diversi guardaroba di amici e familiari.


Moda sostenibile e artistica

Insomma, il binomio tra Moda sostenibile e arte è sempre più forte, tanto che attraverso l'upcycling assistiamo ad una forma d'arte davvero strepitosa e unica. Un'arte che fa bene agli occhi, per la bellezza dei capi; che sa stupire, per l'innovazione e per le idee che apporta; che sa portare messaggi ed evocare emozioni!


Cosa ne pensi? Anche tu ami la moda sostenibile?